Copertina dell'articolo con la foto di una donna che sorride in città con gli occhiali da sole

Proteggere gli occhi dal sole: come evitare i danni dei raggi UV

Tempo di lettura: 8 minuti

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Il sole: alleato o nemico? Scopri come proteggere gli occhi dal sole e semplici accorgimenti per prevenire danni a lungo termine.

L’arrivo della bella stagione ci porta inevitabilmente a passare più tempo all’aperto, che si tratti di una passeggiata in città, di una gita fuori porta o delle tanto attese vacanze estive.

Il sole diventa il protagonista delle nostre giornate: ci riscalda, ci mette di buon umore e ci invita a godere della natura.

La luce solare ha molteplici effetti benefici sull’organismo:

  • stimola la produzione di vitamina D, fondamentale per l’assorbimento del calcio e di conseguenza essenziale per la salute ossea e per il sistema immunitario;[1]
  • la luce solare stimola il nostro orologio biologico, aiutandoci a mantenere un ritmo circadiano equilibrato e migliorando la qualità del sonno;[2]
  • migliora la circolazione sanguigna riducendone la pressione e con essa il rischio di patologie cardiovascolari;[3]
  • produzione di serotonina, un neurotrasmettitore che aiuta nella regolazione dell’umore riducendo i livelli di ansia e stress.[4]

Tuttavia, insieme ai suoi benefici, non dobbiamo dimenticare che la luce solare porta con sé anche alcuni rischi, in particolare per i nostri occhi: l’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) è un aspetto spesso sottovalutato, ma di fondamentale importanza per la salute oculare.

In questo articolo esploreremo come i raggi UV influenzano gli occhi, quali danni possono provocare nel breve e nel lungo termine, e quali sono i metodi più efficaci per difenderci.

Indice

Raggi UV: cosa sono e perché fanno male agli occhi?

La Luce (o Radiazione) Solare è costituita da numerose componenti con lunghezze d’onda diverse tra loro, alcune percepibili dall’occhio umano, altre no.

Nell’ambito della luce non visibile attraverso i nostri occhi c’è una componente degna di nota perché ritenuta responsabile di molti degli effetti dannosi della luce sui tessuti umani: i raggi ultravioletti (UV).

I raggi UV rappresentano circa il 10% della radiazione solare e possono avere notevoli effetti biologici, tra i quali l’alterazione della struttura del DNA.

Questi effetti dovuti alla loro interazione con molecole organiche, sono responsabili dei fenomeni comuni della vita quotidiana quali l’abbronzatura o le efelidi (comunemente chiamate lentiggini) ma anche di fenomeni dannosi come le scottature e gli eritemi solari; inoltre rappresentano la causa principale di tumori della pelle.

Qualsiasi organismo vivente verrebbe seriamente danneggiato dai raggi UV provenienti dal Sole se una buona parte della radiazione non fosse schermata e filtrata dall’atmosfera terrestre.

I raggi ultravioletti (UV) si suddividono in tre categorie principali: UVA, UVB e UVC.

Ciascuno di essi ha caratteristiche specifiche in termini di lunghezza d’onda, capacità di penetrazione e impatto sulla salute umana, in particolare sulla pelle e sugli occhi.

  • UVA (315-400 nm): penetrano profondamente negli occhi e nella pelle, contribuendo all’invecchiamento precoce e a danni cellulari. Sono presenti in quantità costante durante tutto l’anno e attraversano facilmente le nuvole e i vetri.
  • UVB (280-315 nm): più energetici, possono causare danni diretti al DNA e sono responsabili di scottature e lesioni oculari acute. La loro intensità varia in base alla stagione e all’orario, essendo più pericolosi nelle ore centrali della giornata e nei mesi estivi.
  • UVC (100-280 nm): sono i più pericolosi, ma fortunatamente vengono assorbiti dall’atmosfera e non raggiungono la superficie terrestre. Tuttavia, possono essere emessi da fonti artificiali, vengono per esempio sfruttati per la disinfezione di ambienti e superfici tramite apposite lampade o dispositivi industriali.

Oltre al sole, altre fonti di raggi UV includono:

  • superfici riflettenti come acqua, neve, sabbia e persino l’asfalto bagnato, che possono aumentare l’esposizione fino al 25% o più;
  • dispositivi artificiali come lettini abbronzanti, lampade UV e attrezzature mediche o industriali;
  • altitudine, più ci si trova in alto, maggiore è la quantità di radiazione UV. Ogni 1000 metri di altitudine, l’intensità aumenta del 10-12%.

Danni oculari causati dai raggi UV

La capacità dei raggi UV di danneggiare i tessuti oculari è ben documentata.

Possono colpire cornea, cristallino e retina, provocando infiammazioni, degenerazioni e, nei casi più gravi, favorire l’insorgenza di tumori oculari.

I danni oculari casati dai raggi UV possono essere dunque classificati in danni a breve e lungo termine.

Effetti a breve termine

  • Fotocheratite: una sorta di “scottatura” della cornea, che provoca dolore, arrossamento, lacrimazione, bruciore e sensibilità alla luce. Si verifica di frequente in alta quota o in ambienti altamente riflettenti.
  • Congiuntivite attinica: infiammazione della congiuntiva causata da esposizione intensa ai raggi UV, può provocare occhi rossi, fastidio e secrezioni.


Effetti a lungo termine

  • Cataratta: opacizzazione progressiva del cristallino che può portare a cali visivi importanti per cui è necessario intervenire chirurgicamente. L’OMS stima che fino al 20% dei casi di cataratta nel mondo siano causati da esposizione ai raggi UV[5].
  • Degenerazione maculare (maculopatia): la macula è la parte centrale della retina, responsabile della visione centrale del nostro campo visivo. Già nel 1996 lo studio americano sugli occhi “Beaver Dam” aveva identificato la luce solare come tra i possibili fattori responsabili di maculopatia legato all’età[6]. Nei casi più gravi i pazienti affetti da tale patologia possono arrivare ad avere grosse difficoltà a svolgere attività quotidiane come leggere o guidare.
  • Pterigio: crescita anomala di tessuto sulla congiuntiva che può estendersi sulla cornea con impatto sia visivo che estetico. Tende ad infiammarsi in maniera intermittente e l’asportazione chirurgica può essere soggetta a recidiva.
  • Tumori oculari: l’esposizione prolungata ai raggi UV può aumentare il rischio di melanomi oculari, carcinomi della palpebra e tumori della congiuntiva.

Il ruolo della superficie oculare e strategie di protezione

È dunque evidente che è necessario adottare delle strategie per ridurre i potenziali danni che la luce provoca ai nostri occhi nella vita quotidiana.

In questo compito di protezione dai danni solari i nostri occhi ci vengono in aiuto.

L’occhio umano è dotato di un meccanismo naturale di protezione contro gli agenti esterni, tra cui polvere, vento, inquinamento e parte della radiazione solare: si tratta del film lacrimale, che funge da prima barriera protettiva.

Tuttavia, è importante precisare che la maggior parte della radiazione ultravioletta viene assorbita da strutture più profonde, in particolare dal cristallino, che gioca un ruolo fondamentale nella protezione della retina.

Questa sottile pellicola che ricopre la superficie dell’occhio ha tre strati principali (lipidico, acquoso e mucoso) e svolge molteplici funzioni vitali.

  • Lubrificazione: previene l’attrito tra palpebra e cornea durante l’ammiccamento.
  • Protezione immunitaria: contiene enzimi e anticorpi che difendono l’occhio da infezioni.
  • Barriera ottica: costituisce una superficie liscia e trasparente, di fatto la prima superficie refrattiva dell’occhio, parte integrante del sistema ottico dell’occhio umano.
  • Filtro: aiuta a limitare l’azione di particelle irritanti e, in parte, dei raggi UV.


Esistono molteplici patologie che possono interessare il film lacrimale. Tra queste, un ampio gruppo è rappresentato dalla sindrome dell’occhio secco, ma alterazioni del film lacrimale possono verificarsi anche in corso di altre condizioni oculari, come congiuntiviti virali o erpetiche, che non rientrano propriamente in questa definizione.

Molto spesso tra gli individui affetti da occhio secco possiamo identificare diversi fattori di rischio ambientali che possono danneggiare o rendere instabile il film lacrimale:

  • esposizione prolungata ai raggi UV
  • ambienti secchi o climatizzati
  • uso eccessivo di dispositivi digitali
  • inquinamento atmosferico


Una scarsa idratazione oculare può favorire la malattia dell’occhio secco, aumentando la sensibilità alla luce, l’irritazione e il rischio di lesioni oculari.

Per mantenere un buon equilibrio lacrimale, può essere utile ricorrere all’uso regolare di colliri idratanti o lacrime artificiali.

La maggior parte di questi prodotti sfrutta una molecola naturalmente presente nel nostro organismo, l’acido ialuronico con molteplici azioni:

  • reintegra il film lacrimale
  • allevia secchezza, bruciore e arrossamento
  • migliora il comfort visivo in ambienti ostili (vento, sole, aria condizionata)
  • protegge la cornea da danni causati dall’esposizione solare [9]

L’utilizzo di lacrime artificiali senza conservanti è ideale per chi vuole farne un uso frequente e ripetuto nel tempo, specialmente in persone con occhi particolarmente sensibili.

Anche se non si avvertono sintomi evidenti, utilizzare lacrime artificiali prima di uscire in giornate particolarmente soleggiate può rinforzare la protezione naturale dell’occhio, proprio come si applica la crema solare sulla pelle.

È una piccola abitudine che può fare una grande differenza nel lungo periodo.

Alcune buone abitudini

Esistono infine una serie di comportamenti che possono essere considerati come un “codice” di buona condotta per proteggersi dalla luce solare, come evitare l’esposizione eccessiva alla luce nelle ore di punta tra le 10.00 e le 16.00, utilizzare creme protettive, non guardare direttamente il sole e proteggerci anche al di fuori di contesti “vacanzieri”, ad esempio nel quotidiano quando si è alla guida e quando si pratica attività sportiva all’aperto.

L’uso di occhiali da sole appositi con lenti polarizzate o con filtro UV400 permette di bloccare i raggi UVA e UVB.

Anche la forma dell’occhiale da sole influisce sull’efficacia della schermatura in quanto montature più “avvolgenti” proteggono meglio dalla luce che raggiunge l’occhio quando viene riflessa dalle superfici circostanti.

In caso di esposizione al sole per lungo tempo è importante coprire le zone del corpo più fotoesposte in particolare il viso utilizzando cappelli a tesa larga o con visiere.

Tali comportamenti consapevoli sono ancora più importanti in età pediatrica: le difese contro i raggi UV nei bambini non sono ancora completamente sviluppate, infatti è stimato che circa l’80% dell’esposizione dannosa ai raggi UV avvenga prima del raggiungimento del diciottesimo anno di età.

Uno studio pubblicato nel 2006 sull’American journal of Ophthalmology condotto su bambini e adolescenti in età scolare ha dimostrato tramite immagini a fluorescenza UV come l’80% dei soggetti tra 12 e 15 anni di età avesse evidenza di danni da raggi UV e il 30% di loro avesse già sviluppato pinguecola o pterigio.[7]

La protezione dai raggi UV pertanto va insegnata e messa in atto fin da bambini in modo da sviluppare abitudini sane e ridurre danni cumulativi nel corso degli anni.

7 regole d’oro per la protezione oculare

  1. Indossare occhiali da sole con lenti adeguate, certificate con filtro UV400.
  2. Utilizzare cappelli a tesa larga per ridurre l’esposizione.
  3. Applicare lacrime artificiali prima di esporsi al sole.
  4. Evitare l’esposizione nelle ore centrali della giornata.
  5. Proteggere gli occhi anche durante attività quotidiane come guidare o fare sport.
  6. Non dimenticare la protezione anche in inverno o in alta montagna.
  7. Insegnare ai bambini l’importanza della protezione solare per gli occhi.

Proteggere gli occhi dal sole e dai raggi UV non è solo una questione estetica o di comfort, è un investimento sulla nostra salute visiva a lungo termine.

Basta adottare semplici accorgimenti per preservare una vista sana: occhiali adeguati, abitudini consapevoli, uso di lacrime artificiali e attenzione all’ambiente.

Educare se stessi e i propri cari sull’importanza della protezione solare per gli occhi è un passo fondamentale verso una visione sana e duratura.

dott-Sinisi

Dott. Fabrizio Sinisi | Oculista

Fabrizio Sinisi è un professionista medico dedicato e competente, con una solida preparazione in oftalmologia. Il suo percorso accademico, caratterizzato da notevoli successi, riflette un impegno per l’eccellenza e l’apprendimento continuo. I suoi maggiori interessi sono la chirurgia vitreoretinica e della cataratta. Leggi la biografia completa.

1. Holick, M. F. (2007). Vitamin D deficiency. New England Journal of Medicine, 357(3), 266-281. https://doi.org/10.1056/NEJMra070553

2. Czeisler, C. A., & Gooley, J. J. (2007). Sleep and circadian rhythms in humans. Cold Spring Harbor Symposia on Quantitative Biology, 72, 579-597. https://doi.org/10.1101/sqb.2007.72.064

3. Weller, R. B., et al. (2014). Ultraviolet A irradiation of human skin vasodilates arterial vasculature and lowers blood pressure independently of nitric oxide synthase. Journal of Investigative Dermatology, 134(7), 1839-1846. https://doi.org/10.1038/jid.2014.27

4. Lambert, G. W., Reid, C., Kaye, D. M., Jennings, G. L., & Esler, M. D. (2002). Effect of sunlight and season on serotonin turnover in the brain. The Lancet, 360(9348), 1840-1842. https://doi.org/10.1016/S0140-6736(02)11737-5

5. World Health Organization (WHO). (2017). Ultraviolet radiation and the INTERSUN Programme. Retrieved from https://www.who.int/uv

6. Cruickshanks, K. J., Klein, R., Klein, B. E. K., & Nondahl, D. M. (1997). Sunlight and the 5-year incidence of early age-related maculopathy: The Beaver Dam Eye Study. Archives of Ophthalmology, 115(2), 253-258. https://doi.org/10.1001/archopht.1997.01100150253013

7. Urbach, F., & Gange, R. W. (2006). The role of ultraviolet radiation in the development of pinguecula and pterygia. American Journal of Ophthalmology, 142(5), 813-815.e1. https://doi.org/10.1016/j.ajo.2006.05.067

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