Soffri di allergia? Attenzione al rischio cheratocono

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Se ne sente parlare poco, ma è una patologia che merita di essere approfondita: parliamo del cheratocono.

Questa malattia interessa la cornea ed è più frequente in soggetti allergici. Ecco perché è importante conoscerla, per prevenirla e diagnosticarla in tempo. I danni del cheratocono infatti possono essere anche invalidanti e una volta cronicizzati non si può più intervenire.

Attualmente la ricerca mira a individuare gli elementi genetici responsabili del cheratocono e a sviluppare interventi più performanti, in grado di migliorare i difetti visivi causati dalla patologia.

Che cos’è il cheratocono?

Il cheratocono è una malattia degenerativa della cornea, su base ereditaria, che colpisce perlopiù gli adolescenti e i giovani.

Essere affetti da cheratocono vuol dire avere una debolezza costituzionale della cornea (la lente trasparente più esterna del nostro occhio), che tende a progredire negli anni rendendola più sottile, deforme e curva in modo irregolare, quasi come se fosse un cono (da cui il nome).

Deformazione e assottigliamento corneale comportano disturbi della vista che possono progredire nel tempo e che rendono necessario l’uso di occhiali (con qualità visiva spesso insoddisfacente) o di particolari lenti a contatto per avere una visione migliore.

In alcuni casi la progressione è tale per cui nemmeno l’uso delle lenti a contatto rigide riesce a garantire una visione accettabile: in questo caso l’unica possibilità per migliorare la vista è ricorrere alla sostituzione della parte più deformata con un trapianto di cornea.

Il cheratocono si manifesta spesso tra i familiari dei pazienti che già ne soffrono

Cause cheratocono: quali sono?

Le cause reali del cheratocono sono ancora oggetto di dibattito scientifico e di continua ricerca. Il meccanismo più accreditato è l’associazione tra la presenza di una cornea già debole e alcune brutte abitudini che, se prolungate nel tempo, la indeboliscono ancora di più fino a renderla sottile e irregolare. Un esempio? Strofinarsi gli occhi.

Anche la presenza costante di fenomeni infiammatori – come le allergie – favoriscono il progressivo indebolimento del tessuto corneale.

La frequenza del cheratocono è molto alta in chi soffre di malattie sistemiche, spesso caratterizzate da una debolezza costituzionale di altri tessuti connettivali (come la pelle, le articolazioni o le ossa).

Anche i pazienti con sindrome di Down spesso sono affetti da cheratocono.

L’ereditarietà non è ancora stata ben definita, sia come modalità di trasmissione genetica sia come identificazione del gene o dei geni coinvolti. Ciò che è certo è che il cheratocono si manifesta più frequentemente tra i familiari di pazienti con tale diagnosi.

Quindi è assolutamente necessario prestare attenzione se qualcuno in famiglia ha il cheratocono e soprattutto se sono presenti queste condizioni:

  • Allergie stagionali o perenni
  • Congiuntivite o cheratocongiuntivite allergica
  • Rinite allergica
  • Abuso di lenti a contatto
  • Infiammazioni oculari ricorrenti
  • Abitudine a strofinare e stropicciare gli occhi

Se soffri di allergia fai un controllo per escludere la presenza del cheratocono.

I soggetti allergici sono più a rischio?

Chi soffre di infiammazioni oculari ricorrenti – come le allergie stagionali e perenni – è più a rischio di sviluppare o veder peggiorare progressivamente il cheratocono.

Questo perché chi è allergico tende a strofinare e stropicciare troppo spesso gli occhi, senza contare che le irritazioni ricorrenti rilasciano continuamente fattori infiammatori. Tutti questi meccanismi indeboliscono sempre di più la cornea (già costituzionalmente debole) e favoriscono il peggioramento della malattia.

Per semplificare questo concetto, potremmo paragonare la cornea con cheratocono a un tessuto rammendato: se sottoposto a continuo strofinio e stropicciamento o lavato troppo spesso con un sapone non adatto, alla fine si strappa!

Se soffri di allergia fai un controllo per escludere la presenza del cheratocono.

Soprattutto i bambini (solitamente intorno ai 10-12 anni) e gli adolescenti che soffrono di allergie devono essere tenuti sotto controllo, perché le loro manifestazioni allergiche sono più severe e renderebbero la progressione della malattia molto più rapida.

Il cheratocono rallenta con il tempo: man mano che passano gli anni dal suo esordio, il peggioramento diventa più lento fino ad arrestarsi spontaneamente intorno ai 35-40 anni di età. Infatti negli adulti il cheratocono non cambia nel tempo, ma i disturbi visivi che ha causato rimangono stabili.

Quali sono i più comuni sintomi del cheratocono?

Chi soffre di cheratocono può accorgersi della presenza della malattia quando presenta:

  • Visione non nitida
  • Aloni intorno alle luci, soprattutto la sera
  • Offuscamento della vista
  • Aumento della sensibilità alla luce (fotofobia)
  • Distorsione delle immagini
  • Irritazione oculare
  • Sdoppiamento della vista
  • Un difetto visivo (astigmatismo o miopia) che cambia spesso e in fretta, per cui è necessario un frequente cambio di occhiali

 

Negli stadi iniziali, la malattia potrebbe essere diagnosticabile solo con esami strumentali: se trascurato, il cheratocono progredisce e provoca in poco tempo alterazioni visive non reversibili.

Nelle forme evolute, la deformazione corneale è tale per cui l’occhiale non riesce a compensare il difetto visivo e per vedere è necessaria l’applicazione di lenti a contatto particolari e appositamente costruite per la deformazione presente.

Negli stadi severi, la cornea è così deforme e assottigliata che tende ad opacizzarsi o a presentare cedimenti nello strato più interno (la membrana di Descemet): tutto ciò provoca l’ingresso di acqua nella cornea con peggioramento repentino e marcato della vista (idrope corneale o cheratocono acuto).

Quando la malattia è all'inizio, solo esami specifici possono diagnosticarla

Come si effettua la diagnosi?

Quando la malattia è già manifesta ed è già iniziato il calo visivo, la visita oculistica mette in evidenza la presenza di un astigmatismo irregolare e mal correggibile con un comune occhiale.

Oppure l’esame alla lampada a fessura (una sorta di microscopio per osservare in dettaglio l’occhio) può mostrare i segni della deformazione della cornea, come l’aspetto conico del profilo corneale oppure di pieghe profonde nel tessuto (dette strie di Vogt) o un deposito di pigmento alla base del cono.

E se la malattia è nella sua fase iniziale? In quel caso, come accennavo prima, solo alcuni esami strumentali specifici possono mettere in evidenza la presenza del cheratocono.

Ecco quali:

  • Cheratometria o Oftalmometria: misura la curvatura centrale della cornea e quindi dell’astigmatismo corneale anteriore. Se il cheratocono produce una deformazione eccentrica della cornea la sua identificazione può però sfuggire.
  • Topografia corneale o videocheratoscopia computerizzata: uno strumento che misura punto per punto la curvatura della cornea. Fornisce una ricostruzione digitale della mappa delle curvature corneali (superficie anteriore).
  • Tomografia corneale meglio della topografia corneale, questo esame mostra la mappa delle curvature corneali (superficie sia anteriore che posteriore) e dello spessore corneale (pachimetria corneale). Con questo esame è possibile valutare la forma della cornea e l’entità della sua deformazione.  
  • Pachimetria corneale: è l’esame che misura lo spessore della cornea (che se affetta da cheratocono risulta più sottile). Con alcuni strumenti come i tomografi, permette una misurazione punto per punto che fornisce una mappa dettagliata.
  • Retinoscopia: valuta il comportamento di un fascio luminoso diretto nell’occhio e serve a misurare i vizi di refrazione (miopia, astigmatismo e ipermetropia) in maniera oggettiva. In presenza del cheratocono, le ombre prodotte dentro l’occhio dalla proiezione luminosa assumono un aspetto tipico detto “a forbice”.
  • Aberrometria corneale: è un esame che mostra le imperfezioni ottiche della cornea. La cornea con cheratocono è irregolare e deforme e questo provoca delle imperfezioni tipiche e particolari della visione.
  • Misurazione della biomeccanica corneale: sono strumenti che misurano il livello di resistenza del tessuto corneale, che nel cheratocono è minore rispetto alla norma.

Terapia: come curare il cheratocono

La cornea affetta da cheratocono è più debole: è quindi necessario irrobustirla attraverso una procedura chiamata Cross Linking Corneale (CXL).

Il CXL è una tecnica di fotopolimerizzazione del collagene, ovvero di irrigidimento del tessuto corneale mediante l’applicazione di un collirio a base di vitamina B2 o Riboflavina.

Questo speciale collirio, insieme all’ossigeno presente nel tessuto e sotto l’azione di un laser UVA, aumenta i ponti molecolari tra le lamelle del collagene che costituisce la cornea.

Questo trattamento è poco invasivo e permette di ottenere una cornea più rigida e resistente e meno soggetta al processo di sfiancamento e assottigliamento tipico del cheratocono. Il risultato di questa terapia parachirurgica è l’arresto o il rallentamento della progressione del cheratocono e del deterioramento della vista.

È però una terapia conservativa, cioè non è in grado di migliorare la vista recuperando la perdita che il cheratocono ha provocato: quindi deve essere effettuata negli stadi iniziali della patologia e quando la visione è ancora utile all’autonomia quotidiana.

Va eseguita quando il cheratocono è in fase di progressione, cioè nei pazienti giovani, mentre non ha alcun effetto quando il cheratocono è ormai spontaneamente stabilizzato come accade dopo i 40 anni o nei soggetti adulti.

Per questo motivo è fondamentale che il cheratocono venga diagnosticato al suo esordio e prima che abbia provocato un calo visivo. La diagnosi precoce della malattia negli adolescenti e nei giovani (insieme alla terapia con CXL corneale) sono il modo migliore per evitare tutti i disturbi, problemi e disagi che i pazienti affetti da cheratocono lamentano.

I pazienti stessi vanno istruiti a non stropicciare mai gli occhi e a curare con costanza le allergie e le infiammazioni con l’uso di colliri antistaminici, lavando spesso gli occhi con colliri lubrificanti per allontanare le sostanze a cui reagiscono.

Quando il cheratocono è stato stabilizzato è possibile, in alcuni casi selezionati, ridurre la deformazione con l’introduzione di inserti o anelli intrastromali (piccole protesi da impiantare nella cornea).

Lenti specifiche possono compensare deformazioni anche estreme

Le deformazioni corneali dovute al cheratocono spesso rendono la correzione con occhiali non efficiente: per migliorare la visione – soprattutto durante la guida notturna – è fondamentale l’applicazione di speciali lenti a contatto, appositamente costruite per la deformazione presente.

Attualmente la tecnologia ottica fornisce lenti a contatto per cheratocono molto performanti e con materiali differenti (non per forza solo le classiche lenti a contatto rigide) che permettono di migliorare notevolmente la tolleranza di tali lenti e la compensazione anche di deformazioni estreme.

La collaborazione tra l’oculista e un contattologo specializzato nella costruzione di lenti a contatto per il cheratocono è un’alleanza vincente per migliorare la vista (e la vita) dei pazienti con questa patologia.

Nelle forme evolute o con perdita della trasparenza corneale e in caso di assoluta intolleranza alle lenti, la deformazione severa può essere migliorata solo attraverso il trapianto di cornea che può essere parziale o lamellare.

In passato il cheratocono era la patologia principale per cui era necessario effettuare un trapianto di cornea. Attualmente, l’introduzione del CXL ha ridotto del 40% il numero dei trapianti di cornea in Italia e nel mondo.

Conoscevi già questa malattia? In ogni caso, spero di esserti stata utile. Se vuoi leggere ancora i miei articoli e quelli dei miei colleghi specialisti, iscriviti alla Newsletter di Hylocchio e seguici sulle nostre pagine Facebook e Instagram.

Grazie del tuo tempo e al prossimo articolo!

dott.ssa Romina Fasciani

• Davidson AE, Hayes S, Hardcastle AJ, Tuft SJ. The pathogenesis of keratoconus. Eye (Lond). 2014 Feb;28(2):189-95. doi: 10.1038/eye.2013.278. Epub 2013 Dec 20. PMID: 24357835; PMCID: PMC3930280.

• Leonardi A, Silva D, Perez Formigo D, Bozkurt B, Sharma V, Allegri P, Rondon C, Calder V, Ryan D, Kowalski ML, Delgado L, Doan S, Fauquert JL. Management of ocular allergy. Allergy. 2019 Sep;74(9):1611-1630. doi: 10.1111/all.13786. Epub 2019 Jun 24. PMID: 30887530.

• Kari O, Saari KM. Updates in the treatment of ocular allergies. J Asthma Allergy. 2010 Nov 24;3:149-58. doi: 10.2147/JAA. S13705. PMID: 21437049; PMCID: PMC3047907.

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Romina Fasciani | Oculista

Sono un medico oculista della Fondazione Policlinico Universitario IRCCS Agostino Gemelli e professore presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Mi occupo principalmente di malattie della cornea e della superficie oculare, in particolare di cheratocono e chirurgia della cataratta e refrattiva. Sono anche membro del consiglio direttivo di AIMO (Associazione Italiana Medici Oculisti). Leggi la mia biografia completa

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