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L’occhio secco è una malattia multifattoriale del sistema superficie oculare, ovvero la parte più esterna che protegge l’occhio dalle influenze ambientali e il cui equilibrio è fondamentale per preservare una visione nitida ed evitare la comparsa di sintomi fastidiosi.
Tra i fattori che predispongono all’occhio secco, l’età e il sesso hanno un ruolo predominante, tanto che le donne hanno un rischio da 2 a 4 volte maggiore di soffrire di questa condizione rispetto agli uomini; inoltre, i sintomi si manifestano a un’età più giovane e sono più severi e invalidanti nel genere femminile.
La menopausa predispone ulteriormente alla comparsa di fastidiosi sintomi oculari; infatti, secondo un recente studio americano, oltre il 60% delle donne over 45 riferisce disturbi oculari correlabili all’occhio secco, con un aumento della prevalenza dopo la menopausa.
In questo articolo cercheremo di chiarire come gli ormoni siano importanti per la salute degli occhi e quale ruolo giochi la menopausa.
Il film lacrimale è composto da tre strati: mucinoso, acquoso e lipidico. Ognuna di queste componenti viene prodotta da specifiche strutture sulla superficie oculare, rispettivamente:
Un’alterazione a qualsiasi livello può manifestarsi attraverso disturbi agli occhi, diminuzione della vista e instabilità dello strato lacrimale che può predisporre a infiammazione e danneggiamento della superficie oculare.
A seconda del principale meccanismo sottostante, l’occhio secco può manifestarsi come evaporativo, quando la carenza principale coinvolge la componente oleosa del film lacrimale, determinando l’evaporazione della componente acquosa, oppure può essere dovuto a una ridotta produzione di quest’ultima da parte delle ghiandole lacrimali (iposecretivo), anche se spesso si riscontrano entrambi i meccanismi.
La secchezza oculare rappresenta il sintomo più tipico, ma l’occhio secco ha molteplici manifestazioni, tra cui:
I sintomi si possono presentare in determinate condizioni (come per esempio dopo l’esposizione prolungata a schermi o particolari condizioni atmosferiche o di smog) o essere persistenti; solitamente insorgono in forma lieve, per poi progredire se non vengono adeguatamente gestiti, instaurando un circolo vizioso sostenuto da fenomeni infiammatori.
È quindi importante riconoscere e trattare i sintomi precocemente, per ottenere i maggiori benefici dalle terapie e minimizzare gli effetti sulla qualità della vita.
La menopausa definisce l’ultima mestruazione della vita di una donna e segna l’inizio della fase post-riproduttiva, caratterizzata dalla perdita della funzionalità delle ovaie, che smettono di produrre estrogeni, in particolare estradiolo.
Questo ormone esercita molteplici effetti agendo sui suoi recettori, presenti pressoché in ogni tessuto del corpo femminile. La carenza di estrogeni comporta l’insorgenza dei sintomi classici della menopausa, tra cui:
A rendere il quadro ancora più complesso, bisogna considerare che anche gli androgeni (gli ormoni definiti “maschili”, come il testosterone e il deidroepiandrostenedione [DHEA], ma che sono fondamentali per molti aspetti della salute femminile), diminuiscono con l’età e sono significativamente ridotti dopo i 50 anni.
L’occhio può essere coinvolto dalla carenza sia degli estrogeni che degli androgeni, in quanto esprime i recettori per entrambi a livello di molteplici strutture, tra cui cornea, congiuntiva, ghiandole lacrimali e ghiandole di Meibomio.
In particolare, la mancanza di androgeni predispone alla comparsa di occhio secco, mentre il ruolo degli estrogeni sembra più complesso.
Infatti non solo la carenza di estrogeni che si verifica con la menopausa, ma anche le oscillazioni ormonali che avvengono durante la vita fertile durante il ciclo mestruale possono influire sulla presenza e severità dei sintomi di occhio secco, che sono stati correlati sia a livelli estrogenici bassi (come in menopausa) sia ad esposizione eccessiva.
A conferma della complessità del quadro, non è ad oggi chiaro quale sia l’effetto della terapia ormonale sostitutiva (TOS) sui sintomi dell’occhio secco in quanto gli studi sono talvolta discordanti. È infine importante considerare che intorno ai 50 anni le donne diventano più predisposte ad alcune patologie croniche, tra cui problemi alla tiroide o malattie autoimmuni, come la sindrome di Sjӧgren, che possono associarsi a forme severe di occhio secco.
Per riassumere, i cambiamenti ormonali che si verificano intorno alla menopausa possono influenzare la composizione del film lacrimale e predisporre a un disequilibrio che, insieme ad altri fattori predisponenti (esposizione a smog, eventi atmosferici, schermi, aria secca, fumo, ecc.), può portare alla comparsa di occhio secco.
L’occhio secco non è l’unico disturbo oculare che si verifica più comunemente in menopausa. La presbiopia, ovvero la difficoltà a mettere a fuoco da vicino, diventa più frequente oltre i 40 anni ed è legata al graduale irrigidimento del cristallino.
Si tratta di una manifestazione fisiologica dell’invecchiamento del cristallino che determina difficoltà a leggere da vicino. Disturbi più importanti della vista possono essere legati a patologie oculistiche più severe, che hanno specifici fattori di rischio, ma che possono manifestarsi ancora una volta più frequentemente dopo la menopausa.
Tra queste troviamo la cataratta (dovuta all’opacizzazione del cristallino) e il glaucoma (malattia degenerativa del nervo ottico dovuta ad un aumento della pressione intraoculare); in entrambi i casi, infatti, gli estrogeni sembrano avere un effetto protettivo che con la menopausa viene a mancare.
Il primo passo è parlarne: non sottovalutare i disturbi oculari e discutine con il tuo medico di medicina generale o con il tuo ginecologo quando affronti il tema dei sintomi menopausali.
È importante tenere presente che l’occhio secco, in quanto malattia cronica, richiede una terapia a lungo termine e che iniziare il trattamento quando i sintomi sono già severi può ridurre i benefici.
Alcune semplici modifiche comportamentali e dello stile di vita aiutano a ridurre l’esposizione ai fattori predisponenti:
L’utilizzo di sostituti lacrimali riveste un ruolo centrale nel trattamento dell’occhio secco; ristabilendo l’equilibrio del film lacrimale, questi sono efficaci nel trattamento dei sintomi, specialmente se iniziati precocemente, e nel prevenire le complicanze.
Esistono sul mercato numerosi prodotti, che un gruppo di esperti ha recentemente classificato in tre categorie:
Il sostituto lacrimale deve essere personalizzato in base al meccanismo predominante, che deve essere individuato attraverso la valutazione oculistica. Nei casi cronici e severi, i sostituti lacrimali possono non essere sufficienti a spezzare il circolo vizioso che sostiene l’infiammazione e sono necessarie terapie farmacologiche volte a interrompere la cascata infiammatoria.
Alcuni studi hanno valutato l’utilizzo di colliri a base di estrogeni o di androgeni, con risultati discordanti. Allo stesso modo, non è ancora possibile definire con certezza gli effetti della TOS sull’andamento dell’occhio secco nelle pazienti che la assumono per il trattamento dei sintomi climaterici.
In conclusione, ormoni e occhio secco sono un binomio complesso che deve essere ancora approfondito per ottimizzare la gestione di questa patologia cronica e invalidante nella popolazione più a rischio, quella delle donne in menopausa.
Ginecologa e assegnista di ricerca presso l’Università degli Studi di Pavia, svolgo la mia attività clinica e scientifica presso la SSD Ostetricia e Ginecologia 2 – Procreazione Medicalmente Assistita, Endocrinologia Ginecologica e Menopausa ad alta Complessità dell’IRCCS Fondazione S. Matteo di Pavia.
Napoletana d’origine e pavese d’adozione, sono Presidente della Società Internazionale della Menopausa e Professore Ordinario di Ginecologia e Ostetricia presso l’Unità di Ostetricia, Ginecologia e Riproduzione Umana, Dipartimento di Scienze Cliniche, Chirurgiche, Diagnostiche e Pediatriche dell’Università degli Studi di Pavia.
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